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Guarnieri: “Alcune mie colleghe esagerano”

Sobrietà, senza rinunciare alla femminilità. E quel tailleur di vent'anni fa...

Elena Guarnieri intervista Primopiano

Settimana scorsa Elena Guarnieri, volto storico del Tg5, è passata dalla nostra redazione Primopiano per frequentare un corso di formazione per giornalisti. E’ stata l’occasione per una chiacchierata, in cui ci ha svelato come sceglie gli outfit per andare in onda, quali capi non indosserebbe mai e perché la vediamo spesso vestita di nero.

Elena hai alle spalle tantissime ore di diretta televisiva nel settore dell’informazione. Raccontaci il dietro le quinte del telegiornale dal punto di vista del look:
Di solito esiste una costumista, una sartoria, ti forniscono i vestiti, si fanno prove d’abito anche settimane prima. Io sono un caso sui generis: faccio tutto da sola, pochi minuti prima di andare in onda. Prove zero!
Non sono una che ama essere trasformata. Ho bisogno di vedermi come sono. Tendo a truccarmi da sola, mi faccio i capelli da sola e mi vesto da sola, quindi uso spesso cose mie. Ma il vestito è relativo, non è importante.

Come scegli cosa indossare?
Non dedico tanto tempo alla scelta degli abiti. Dedico molto tempo alla preparazione del telegiornale, poi mi cambio nel bagno a seconda del mio umore, mi metto le scarpe un minuto prima di andare in onda, mi infilo il microfono da sola. Ridono tutti, specialmente a Roma, che vive il mondo della preparazione in modo cinematografico, teatrale.

Dato che fai tutto all’ultimo minuto: incidenti di percorso?
Mi è successo mille volte di rovesciarmi l’acqua addosso! Per fortuna vesto di scuro, e i capelli sono perfetti per nascondere le macchie o le righe di penna.

Perché vesti di scuro?
Fosse per me metterei sempre il nero, che giudico elegante. Mi rendo conto però che può sembrare un colore cupo, specialmente nel contesto del telegiornale, quindi ultimamente alterno nero, blu, grigio scuro ma mi obbligo a mixarli ai colori. Tailleur, tubini, giacche… Sempre all’insegna della sobrietà, ma senza mortificare la femminilità.

In che senso?
Perché io sono una donna, sono stata scelta per questo lavoro per aspetto e tono di voce. E la femminilità, senza eccedere, fa piacere sia al pubblico maschile che femminile.
Non apprezzo quando la giornalista si mortifica per sembrare intelligente. Nemmeno mi piace quella che esagera con la scollatura per mostrare il seno, a meno che non sia un incidente.
Penso che la femminilità non vada penalizzata, ma nemmeno se ne debba fare abuso e sbandierarla. Questo perché secondo me la notizia è la protagonista, non io né il mio vestito.

E quando è in doppia conduzione?
Con Luca Rigoni per il Tg delle 13 non c’è mai stato bisogno di coordinamento. In onda eravamo perfetti: lui stile britannico, io latina. Lui con una formazione prevalentemente da esteri, io facevo cronaca. Ci completavamo anche nel look.

Che brand usi di solito?
Uso spesso abiti di Chiara Boni. Adesso me li prestano, ma li usavo già, li compravo in Rinascente. Poi ho dei tailleur Dolce & Gabbana che mi ero comprata 20 anni fa, con i primi guadagni di Studio Aperto e li indosso ancora con piacere. In generale, non amo che si vedano i marchi.

Cosa non ti piace proprio indossare?
Detesto le fantasie: è successo solo quand’ero incinta. Poi odio il bianco.
Gioielli zero, ma mi piacciono gli orologi. A volte mi concedo un anellone.

Quale telegiornalista ti piace come look?
Cristina Parodi. E’ diversissima da me, quasi all’opposto come personalità e stile. In redazione il suo look è sempre stato studiatissimo, con gli accessori coordinati.
L’ho sempre trovata armonica, gradevole, una bravissima professionista. Mi piace molto, ma non vorrei e non potrei essere come lei.

Cosa significa secondo te essere telegenici?
Il calore è la prima cosa che passa. Non la bellezza, non il vestito.
In tv ci sono bamboline che non generano emozioni. Altre che magari hanno il naso brutto ma “passano”. Lilli Gruber è una fredda ma il suo modo tagliente passa.

 

Marineve Cantarella