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Bella è grunge ma non rinuncia al giallo

Per Emma Watson stivaletti e tessuti grezzi al posto dei leziosi vestitini del cartone

Una Bella più sbarazzina e contemporanea ma comunque riconoscibile e fedele all’antenata del cartone animato: è il risultato del personaggio interpretato da Emma Watson nel film Disney La Bella e la Bestia, nelle sale in questi giorni. A contribuire alla sua interpretazione sicuramente i costumi di scena, ideati della costumista Jacqueline Durran (premio Oscar nel 2013, per i costumi del film Anna Karenina) e realizzati da un team di sarti, ricamatori, cappellai, gioiellieri, pittori e artisti tessili.

Emma Watson impersona una protagonista più naturale e meno romantica dell’originale, a cominciare dall’acconciatura: non il raccolto morbido e ordinato con un fiocco blu, ma capelli sciolti e scompigliati.
Il semplice vestito azzurro con grembiule bianco che la protogonista indossa nella vita di tutti i giorni è stato rimpiazzato da un abito dall’aspetto più grunge: tessuti grezzi e fantasie ton sur tone, strofinacci da cucina annodati in vita e utilizzati come sacche, al posto del cestino, e una sottogonna che consente a Bella di alzare facilmente l’abito per andare a cavallo. Ai piedi, non le ballerine nere ma pratici stivaletti.

Ma veniamo all’iconico vestito giallo dell’indimenticabile scena del ballo di Bella con la Bestia, il punto focale di tutto il film: 54 metri di organza di seta, tinta di giallo, 2160 cristalli Swarovski e una filigrana di foglie d’oro in un motivo che corrisponde al pavimento Rococò della sala.
Rispetto alla Bella del cartone animato, Emma Watson non indossa i lunghi guanti gialli e, per rendere i movimenti più liberi, l’abito non ha né corsetto né gabbia per la gonna.

Sono servite 12.000 ore di lavoro solo per realizzare questo vestito, ma tra gli obiettivi del team, c’era anche il basso impatto ambientale della produzione: tutti i costumi, inclusi gli abiti degli abitanti del villaggio e delle debuttanti al ballo, sono stati realizzati usando tessuti provenienti dal commercio equo e solidale. Per tingere le stoffe sono state utilizzate tinte naturali, e blocchi di legno per stampare le fantasie sugli abiti.