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Rocco Hunt, mai con la stessa maglietta

Il rapper "senza tatuaggi" confessa le sue fissazioni in fatto di stile, musica e tv

Rocco Hunt backstage Wake Up tour Milano Magazzini Generali 2

Sabato 30 aprile, ai Magazzini Generali di Milano, Rocco Hunt ha portato sul palco rap, hip hop e freestyle duro e puro, ma in versione “pulita”. Ottimismo, denuncia sociale, riscatto del sud e ospiti di un certo livello (Annalisa, Emiliano Pepe e Madh) per questo ragazzone simpatico, dall’accento campano e incredibilmente senza tatuaggi, che si gode il successo con l’euforia dei suoi 21 anni.

Nel backstage della tappa milanese del Wake Up tour, Rocco Hunt sgranocchia noccioline alternandole a fragole. Fuori, un pubblico variegato di ogni età aspetta con ansia la sua esibizione. Lui, tranquillo, sornione e sorridente, si lascia andare a una chiacchierata con Lookdavip, confessando le sue preferenze televisive, ammettendo qualche fissazione in fatto di look e ipotizzando anche di riconsiderare la questione dei diritti Siae, aperta da Fedez.

Cosa fa Rocco Hunt nella vita di tutti i giorni?
Vivo più a Milano, che giù a Salerno. Passo molto tempo a casa. Gioco alla playstation, scrivo pezzi al computer. Mi ritengo un casalingo.

Con chi vivi a Milano?
Convivo… pacificamente!

Guardi la tv?
Stando spesso a casa, vedo anche un po’ di televisione e trovo che ci sia tanta telespazzatura, molto trash. Ma nel trash mi piace tantissimo “Ciao Darwin“. E poi mi diverto dopo a vedere i meme de “La fabbrica del degrado”, su Facebook.

Molti dei rapper che sono popolari adesso provengono dai talent show, molti altri ci lavorano. Che ne pensi di questa contaminazione tra rap e tv?
Ognuno può fare il proprio percorso purché non intacchi quello di qualcun altro. Chi va ai talent lo fa per una visibilità maggiore, ma porta una sorta di visibilità anche al genere. Anche io, l‘esplosione l’ho avuta per Sanremo, quindi grazie alla televisione. E’ la prova che per vendere i dischi in Italia devi passare dalla tv.
Però ci sono anche rapper come Gemitaiz o Salmo che non hanno bisogno di pubblicità o promozione televisiva e riescono ad arrivare al proprio pubblico facendo numeri che farebbero la Amoroso o Emma.

Rocco Pagliarulo, in arte Hunt. Hunt (caccia, in inglese) è la tua tag di quando facevi graffiti. Hai smesso? Che significato aveva questa parola?
Non ho mai iniziato veramente. Mi è rimasto soltanto il nome, che avevo scelto perché mi piacevano le lettere. Il significato inglese non mi dispiaceva, ma è secondario.

Chi sono i fan di Rocco Hunt? E Rocco Hunt di chi è fan?
Ho un pubblico variegato. Prevalentemente ragazzi della mia età. Ma viene anche gente più grande. Sento quindi una grande responsabilità perché dove c’è trasversalità c’è anche responsabilità: devi moderare il linguaggio, stare attento a ciò che dici, essere per tutti.
Per quanto mi riguarda, dire che sono f
an di Pino Daniele è scontato: conosco tutte le canzoni, potrei fare il karaoke. Poi, mi pace molto il rapper americano Drake. Mi piacerebbe molto duettare con lui, ma è solo un sogno nel cassetto!

Spesso nel presentarti ti appellano come “l’artista di Napoli”, “vieni da Napoli”, rappresentante della “canzone napoletana”. Ti dà fastidio essere messo in relazione a Napoli piuttosto che a Salerno che è la tua città natale?
Essere identificato con Napoli mi rende orgoglioso. Ma mi dà fastidio quando vogliono etichettarmi con una fede calcistica. Salernitana o Napoli, a me del calcio non me ne frega nulla! Io sono forse l’unico salernitano che a Napoli vogliono bene come se fossi un napoletano.
Voglio portare avanti un gemellaggio tra queste due città, perché il campanilismo è assurdo tra due posti a 40 km di distanza l’uno dall’altro. E’ ignoranza pura!

Che ne pensi dell’abbandono della Siae da parte di Fedez?
Credo che ognuno debba fare le proprie valutazioni. Sicuramente è stata una scelta coraggiosa, perché Fedez è stato il primo a fare una cosa del genere. Se lo fa lui che ha un valore in questo momento può essere un’ottima scelta.
Mi voglio informare pure io perché se conviene passiamo tutti dall’altro lato. E’ chiaro che con la Siae, nessuno ha la percezione reale di quello che succede al proprio diritto d’autore. Ma mo’ che sta iniziando ad ingranare un po’ la mia Siae non mi lamenterei!

Parliamo del tuo look: ti chiamano “il rapper senza tatuaggi”. E’ vero che non ne hai?
E’ vero, non ho tattoo perché mio padre sennò si incazza! (testuale ndr). Quindi è prima di tutto un’imposizione familiare, ma adesso i miei fan mi vedono così quindi non posso cambiare. Semmai dovessi cedere, dovrò farò da qualche parte dove non si vede!

Gli elementi che definiscono l’iconografia classica del rapper sono: (a parte i tatuaggi) cappellino, abiti ampi, collane. Ti riconosci?
Si, vesto molto largo non per onorare il genere ma perché non mi piace avere cose aderenti, perché non posso permettermelo per questioni di fisico. Large e collane: sì, mi riconosco.

Segno distintivo di Rocco Hunt è la grossa montatura scura. Da quanto porti gli occhiali?
Adesso sono Rayban, li porto da quando ero piccolo, dalle scuole elementari, per astigmatismo leggero. Vedrei anche senza occhiali ma li indosso perché ormai fanno parte del personaggio. La montatura Gucci che avevo prima era più squadrata. Ora è più aperta e un po’ a goccia. A Sanremo ho portato la montatura “spezzata” Luca Pagni.

Restiamo sul tuo look di Sanremo: hai indossato delle giacche Octopus, che significato avevano quei tentacoli?
Per quell’occasione Octopus ha personalizzato le fantasie e in mezzo ai tentacoli c’era la sveglia di Wake up: una limited edition creata esclusivamente per Rocco Hunt. Ho voluto mostrare il lato mio “verace”, perché il polpo è verace, ma mixando con capi classici Pignatelli.

Che marchi indossi di solito sul palco e nella vita normale?
Quando suono voglio stare comodo, evito i jeans. Preferisco i pantaloni da jogging. La comodità prima dell’aspetto!
Indosso spesso Iuter per pantaloni e magliette. Poi, io sono un tipo fissato: se uso una maglietta una volta, non la rimetto dopo, non doppio mai. Specialmente tutti i vestiti dei video o delle foto, non mi piace che siano riconoscibili.

Cosa non indosseresti mai? Quale look non ti si addice?
Io vesto street. Non mi piacciono i capi radical chic e non divententerei mai hipster.

Hai mai fatto una pazzia per la moda?
Per quanto riguarda i vestiti, sono diffidente nei confronti dei brand troppo expensive. Per me è esagerato far comprare un vestito e farlo pagare tantissimo: compri solo il nome.
Ma confesso che ho una passione per le scarpe. Nonostante mi regalino tante paia di Nike, Adidas, Puma, la mia follia è comprarne altre.
Stasera ho un modello nero con dettagli oro di Alberto Guardiani. Poi a
d esempio, m’hanno regalato le Adidas Izzy di Kanye West, sia nere che grigie. Andai a New York con queste scarpe carissime e soprattutto introvabili, e la gente per strada non ci credeva, restava con gli occhi spalancati. Ecco, quelle le ho indossate un bel po’ di volte!

 

Marineve Cantarella